Passione

Gli zampognari sono gli antichi suonatori che annunciano il Santo Natale.


Viaggio

Sono venute dai monti oscuri le ciaramelle senza dir niente e hanno destato nè suoi tuguri tutta la buona povera gente

Giovanni Pascoli


Tradizione

Se comandasse lo zampognaro che scende per il viale, sai cosa direbbe il giorno di Natale? "Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d'oro e d'argento"...

Gianni Rodari

Cosa facciamo

In breve...

Suoniamo nelle scuole materne ed elementari oppure all'interno degli ospizi. I bambini e gli anziani sono i nostri migliori fan. Suoniamo a sorpresa nell'ambito di occasioni conviviali. Suoniamo all'interno di cerimonie sacre. Teniamo veri e propri concerti per zampogna e ciaramella in auditorium e in luoghi di culto.

Chi Siamo

Giovanni Borraro ciaramella

Mario Spolidoro zampogna

Di più sugli zampognari!

La ciaramella e la zampogna sono strumenti di origine pastorale. La ciaramella e' uno strumento a fiato ad ancia doppia e puo' considerarsi un antenato dell'oboe. La Zampogna e' il corrispondente strumento armonico. Essa e' caratterizzata dal suono simultaneo di due canne a note fisse, che fungono da bordone, e di due canne che modulano il suono assumendo la funzione di “chanter”.

Disegni di amici pittori sugli zampognari

Marco Vecchio Ivo Avagliano Francesco Russo

Due poesie sugli zampognari

Le ciaramelle

di Giovanni Pascoli
Tratto dalla raccolta di poesie
I canti di Castelvecchio

Udii tra il sonno le ciaramelle, ho udito un suono di ninne nanne. Ci sono in cielo tutte le stelle, ci sono i lumi nelle capanne. Sono venute dai monti oscuri le ciaramelle senza dir niente; hanno destata ne' suoi tuguri tutta la buona povera gente. Ognuno è sorto dal suo giaciglio; accende il lume sotto la trave; sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio, di cauti passi, di voce grave. Le pie lucerne brillano intorno, là nella casa, qua su la siepe: sembra la terra, prima di giorno, un piccoletto grande presepe. Nel cielo azzurro tutte le stelle paion restare come in attesa; ed ecco alzare le ciaramelle il loro dolce suono di chiesa; suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla, suono di mamma, suono del nostro dolce e passato pianger di nulla. O ciaramelle degli anni primi, d'avanti il giorno, d'avanti il vero, or che le stelle son là sublimi, conscie del nostro breve mistero; che non ancora si pensa al pane, che non ancora s'accende il fuoco; prima del grido delle campane fateci dunque piangere un poco. Non più di nulla, sì di qualcosa, di tante cose! Ma il cuor lo vuole, quel pianto grande che poi riposa, quel gran dolore che poi non duole; sopra le nuove pene sue vere vuol quei singulti senza ragione: sul suo martòro, sul suo piacere, vuol quelle antiche lagrime buone!

Lo zampognaro

di Gianni Rodari

Se comandasse lo zampognaro che scende per il viale, sai che cosa direbbe il giorno di Natale? “Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d’oro e d’argento”. Se comandasse il passero che sulla neve zampetta, sai che cosa direbbe con la voce che cinguetta? “Voglio che i bimbi trovino, quando il lume sarà acceso tutti i doni sognati più uno, per buon peso”. Se comandasse il pastore del presepe di cartone sai che legge farebbe firmandola col lungo bastone? “ Voglio che oggi non pianga nel mondo un solo bambino, che abbiano lo stesso sorriso il bianco, il moro, il giallino”. Sapete che cosa vi dico io che non comando niente? tutte queste belle cose accadranno facilmente; Se ci diamo la mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno.

Racconto sugli zampognari

di Giovanni Borraro

Quando ho sentito per la prima volta gli zampognari ? Venticinque anni sono tanto tempo fa. Il mio ricordo più antico risale alle scuole elementari. Venivano a fare le novene a casa. Facevo la quarta ed avevo avuto un incidente stradale. Molte complicazioni, un lungo ricovero, un intervento delicato, ma tutto bene. A casa mi coccolavano molto in quel periodo. E a scuola pure. Essendo molto coccolato mi veniva concesso tutto, anche qualche piccolo lusso. Credo che la zampogna, l'appalto per le novene, facesse parte di questo pacchetto di premi per la mia salute ritrovata. Venivano tutti i giorni nei pomeriggi bui di dicembre e suonavano davanti al presepe o .... mi pare che avevamo una culla grande con un Gesù bambino a grandezza quasi naturale. Ho ricordi vaghi, sovrapposizioni... una sorta di zapping ante litteram. Mi ricordo che suonavano pochissimo, un minutino, che bevevano un po' di vino, che si pregava davanti al presepe o alla culla. Gli strumenti erano fortissimi per quell'ingresso piccolo e lungo. La mia casa. Mi sembrava così grande ! Li vedevo dalla finestra scendere a piedi, sempre soli, camminavano strani, erano goffi per la città. Citofonavano, e anche se ero solo in casa, li facevo entrare. Suonavano solo per me ! Guardavano seri il presepe. Smettevano di suonare assieme all'improvviso ed erano subito seri. E anche io ero serio. Era un rapporto adulto e antico. Poi, pian piano, tutto è svanito: il presepe, la culla, le preghiere, le novene a casa. Continuavano a venire gli zampognari, citofonavano, ma pochi ora li assoldavano. Ero ormai un adolescente e loro mi sembravano proprio "passati", out, fuori luogo. Li incontravo nei posti e negli orari più strani nella mia città che ora era un vasto territorio di mia conoscenza....

Ho iniziato a suonare da grande. Ho sempre pensato al suonare come a qualcosa di intimo e nello stesso tempo di doverosamente pubblico. Uno dei miei tanti paradossi! Appena sono stato capace di fare due note di seguito, ho cercato le possibilità di farlo pubblicamente. Ho scritto cercato , il che non vuol dire che io l'abbia trovato subito il modo. No! E' stato ed è tuttora difficile trovare gli spazi, i contesti giusti per suonare. Ma suonare per strada era ed è il modo più semplice per suonare in pubblico. Cosa mi abbia portato a diventare uno zampognaro, quali siano stati gli eventi determinanti, non lo so bene ancora. Eppure lo faccio ormai da più di dieci anni. Forse il fatto che mio fratello ad un certo punto sia diventato un pastore di pecore. Forse la voglia di sbattermene di tutto. Forse il ricordo delle antiche novene. Forse uno sfizio. Ma quanto è profondo uno sfizio? Mi fermo. Diamo per scontato che ci sia un'ottima ragione per cui uno come me fa qualcosa per più di dieci anni. È un dogma. Un atto di fede. Non ne parliamo più. Voglio scrivere ora di qualche mia storia da zampognaro. Di viaggi, incontri, di imprenditoria ormai non più tanto giovanile, di bisacce, di circostante. Ho iniziato con mio fratello a Roma. Solo pochi giorni sotto Natale, senza un progetto preciso, per sfizio. La cosa ci piacque, ne intuimmo una possibilità di grande sviluppo. Lo sfizio è rimasto, ma al suo fianco è cresciuto un progetto. Il periodo si è allungato sempre più. I costumi sono stati sempre più pensati e non più casuali. Il costume, questo miracoloso lasciapassare. Quante porte si sono aperte grazie a lui! Le porte di una chiesa del centro di Roma. La chiesa dei barboni. Un vero presepe drammatico e commuovente. Quanti ospizi! Quante mani rigate dal tempo! A Roma è un portafortuna toccare il nostro costume in pelle di pecora. In tanti piangono appena attacchiamo a suonare. Potere della musica, evocatrice di emozioni profondissime ed insostenibili. Quanti asili! Quante scuole elementari! Non c'è circolare ministeriale che ci tenga fuori. Anche le maestre più inacidite si disgelano al nostro suono. E i bambini! Appena suoniamo un ritmo binario iniziano a battere piedi e mani e a cantare . E' un'esplosione di vitalità! Quanta gente ama i nostri suoni e i nostri costumi! Fedeli, goliardi, curiosi, folli. Gente di tutti i tipi ci accoglie in casa. Suoniamo per tutti. Suoniamo, respiriamo. Ci adeguiamo ai movimenti lenti che il costume, spesso intriso di pioggia, ci impone. Ci scrolliamo di dosso tanto ciarpame, tanta "forfora esistenziale". Ora siamo noi i goffi pastori che si muovono in uno spazio improprio. Ci muoviamo goffamente nella città grande. Siamo lenti ed ingombranti nelle attese silenziose delle metropolitane, nei vagoni zeppi di gente triste, fra gli sguardi persi nel vuoto. E ci sentiamo invisibili. Siamo poco credibili per i tassisti che passano veloci senza degnarci neanche di una lieve frenata. A volte mentre suoniamo riceviamo un obolo che ci impone un umiliante silenzio. Lo accettiamo con strafottenza, ma ci sentiamo in esilio. Quell'obolo disprezzante è uno sputo, è una spugna piena di aceto. E' la manifestazione di quanto siamo scomodi, irritanti e spregevoli agli occhi di chi crede di non avere tempo per pregare. Allo sputo ed all'aceto che ci piove addosso ci opponiamo con forza pura ed invincibile. Stiamo rompendo la placenta. Stiamo urlando. Ma è un calvario ed invece è Natale! E noi stiamo crescendo dentro questo costume largo. Sono passati alcuni anni. Non abbiamo più l'esigenza o la forza di opporci. Maturiamo la decisione di abbandonare la città, soprattutto il centro, per andare nelle periferie, nei paesi. Meno lucro, ma più accoglienza ...

Ecco la scena finale del capolavoro di Eduardo De Filippo

Ecco due canzoni ispirate agli zampognari:

O zampugnaro 'nnammurato

di Armando Gill

Nu bellu figliulillo zampugnaro, che a Napule nun c'era stato ancora, comme chiagneva, 'nnante a lu pagliaro, quanno lassaje la 'nnammurata fora... E a mezanotte, 'ncopp'a nu traíno, pe' Napule partette da Avellino... Ullèro - ullèro... buono e sincero... Da lu paese, a Napule arrevato, nce cammenava comm'a nu stunato... E succedette ca, na bella sera, jette a suná a la casa 'e na signora: Tappéte, luce, pavimente a cera... ricchezze maje nun viste anfin'a allora! Ma se 'ncantaje, cchiù assaje de sti ricchezze 'e ll'uocchie d''a signora e de li ttrezze... Ullèro - ullèro... fuje nu mistero: Quanno jette pe' vasá â signora 'e mmane: "Zitto, - sentette 'e dí - viene dimane!..." Cielo, e comme fuje doce 'sta nuvena ca ll'attaccaje cu n'ata passione!... E se scurdaje 'e ll'ammore 'e Filumena ch'era fatecatora e bona bona... Ma ll'urdema jurnata ca turnaje, chella signora, â casa, 'un ce 'a truvaje... Ullèro - ullèro... sturduto overo, Avette ciento lire e 'sta 'mmasciata: "Scurdatavella, chella è mmaretata..." Na casarella 'mmiez'a li mmuntagne, nu fucularo cu nu cippo 'e pigne... 'A neve sciocca e na figliola chiagne: Chisà stu lietto 'e sposa si se 'ncigna... P''a strada sulitaria d'Avellino nun sta passanno manco nu traíno... Ullèro - ullèro... "Cagna penziero!..." Sta sotto a nu barcone appuntunato... Poveru zampugnaro 'nnammurato!...

A nuvena

Salvatore Di Giacomo - Enrico De Leva

Nu zampugnaro 'e nu paese 'e fora, lassaje quase 'nfiglianza la mugliera... Se partette pe' Napule 'e bon' ora sunanno, allero allero: Ullèro, ullèro... E ullèro, ullèro... (Ma nun era overo: 'o zampugnaro, penzava â mugliera... e suspirava... e 'a zampogna, 'e suspire s'abbuffava...) Ah...ah... Cuccato 'ncoppa paglia, 'o Bammeniello, senza manco 'a miseria 'e na cuperta, durmeva, 'mmiez'â vacca e ô ciucciariello, cu ll'uocchie 'nchiuse e cu 'a vucchella aperta... E ullèro, ullèro... che bella faccella, che bella resélla, faceva Giesù quanno 'a Madonna cantava: "Core mio, fa' nonna nonna..." Ah...ah... Mmerze vintuno, 'e vintiduje do mese, na lettera lle dettero â lucanna... 'sta lettera veneva da 'o pagghiese e sotto era firmata : Marianna... "E ullèro, ullèro... sto bene in salute e cosí spero sentire di te: Sono sgravata... e duje figlie aggio fatto, una figliata."

Film "Fate come noi" con Pupella Maggio

Scene tratte dal film "Fate come noi" con Pupella Maggio nel quale siamo presenti.

Contatti

+39 328 61 94 137 Giovanni Borraro